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La leggenda di Bianca di Collalto

 

È una storia ambientata a Collalto nel Medioevo. La leggenda di Bianca si tramanda da secoli e il fantasma della sventurata ancella murata viva per assurda gelosia sembra aleggiare ancora tra le diroccate mura del castello. Il racconto di Antonio Fortran (1916–1998) è stato rinvenuto, dopo la morte, tra le carte del maestro che per un decennio ha insegnato a Collalto.

Con linguaggio erudito ed elegante, il maestro Fortran narra del matrimonio tra il conte Guiscardo di Collalto e Ildegonda di Dresda, figlia di re; narra dell’affetto morboso dello scudiero Sinibaldo, dei maltrattamenti subìti da Bianca, della sua morte violenta e dell’analoga fine riservata poi alla castellana. Una storia avvincente, con prefazione e introduzione storica di Antonio Menegon. 

La leggenda racconta che il conte di Collalto, in partenza per una Crociata, sia entrato nella camera della moglie per accomiatarsi, vestito da guerriero. Davanti allo specchio c’era la donna, intenta a farsi pettinare dalla giovane ancella Bianca.

Tra conte Collalto e Bianca, c’era in realtà un amore fraterno, essendo stati entrambi allevati dalla stessa nutrice: la madre di Bianca, morta prematuramente.

Attraverso lo specchio la castellana, vide …o veder credette (come recita Samuel Rogers nel suo poema Italy, 1829, componimento Coll'Alto), una lacrima scendere sulle gote di Bianca. La castellana interpretò quella lacrima, quel turbato rossore, come la prova maestra del tradimento e meditò vendetta. Una volta partito il conte per la Crociata, la castellana iniziò i maltrattamenti nei confronti di Bianca, la imprigionò e poi la fece collocare in una nicchia, all’interno di una delle torri del castello, e murare viva. 

La leggenda narra che il fantasma dell'ancella appaia alla famiglia vestito di bianco quando deve annunciare eventi lieti e travisato di nero quando premonisce terribili sventure.

 

 

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