top of page
Copertina_web.JPG
ISBN  978-88-8466-674-1
in libreria e in edicola

Edito da De Bastiani, “Fascismo in cattedra, storia di un maestro a Susegana tra due guerre” è un libro di oltre 200 pagine, corredato da una prefazione storica e da un ricco apparato iconografico, con 166 immagini di Susegana e dei suoi castelli, nella prima metà del Novecento, in gran parte inedite. Racconta la storia del maestro Angelo Manente, di Santa Lucia di Piave, reduce e mutilato della Grande Guerra, perseguitato dal regime fascista, che è costretto a lasciare la scuola elementare di Susegana e l’Italia. Racconta poi di un altro maestro, Mario Trombini, che prende il suo posto, nel 1935, e del quale viene narrata la storia e narrate le vicende della sua famiglia, alle prese con la sopravvivenza quotidiana in tempo di guerra. Ci sono poi le fughe sulle colline per sfuggire alle bombe, ci sono episodi di storia minima che riguardano la scuola, le celebrazioni e le cerimonie patriottiche, la fascistizzazione didattica dei programmi scolastici, fino alla Liberazione. C’è poi il resoconto, in un inedito diario di guerra, dei tanti episodi che hanno caratterizzato la vita di un uomo che ha saputo mantenere alta la sua dignità e il ruolo di educatore che era stato chiamato a svolgere nella scuola elementare di Susegana.

Nella prefazione storica viene analizzato il clima venutosi a creare dopo la prima guerra mondiale, fino all’avvento del fascismo, in un territorio caratterizzato dalla presenza della grande azienda agricola della famiglia Collalto, prima confiscata dallo Stato italiano e poi rivenduta all’antico proprietario. Protagonista del libro è un maestro, Mario Trombini, che, dopo un periodo alla Fiat di Torino, sceglie proprio Susegana per coronare il suo sogno di esercitare la professione di maestro elementare. Fa una vita difficile, conosce la povertà, corre tutti i rischi che una guerra comporta, ma mantiene sempre alta la dignità di uomo e di insegnante. Ben 80 pagine del libro sono riservate alle fotografie di Susegana, nella prima metà del Novecento, con i castelli pesantemente danneggiati dalla guerra, la piazza del paese che prende forma dopo le distruzioni, l’inaugurazione del monumento ai caduti, il ponte sul Piave e le immagini di tante persone ritratte durante cerimonie pubbliche o momenti di vita privata.

bottom of page